Estate by Edith Wharton

Estate by Edith Wharton

autore:Edith Wharton [Wharton, Edith]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 9788869930331
pubblicato: 2015-08-10T22:00:00+00:00


XI

Alle due del mattino il ragazzino lentigginoso fermò il cavallo insonnolito davanti alla casa rossa e Charity smontò. Harney era sceso a Creston River, incaricando il ragazzo di portarla a casa. La mente della ragazza era ancora avvolta da una nebbia di dolore, tanto che non riusciva a ricordare esattamente né cosa fosse successo né le parole che si erano detti nell’interminabile spazio di tempo intercorso dalla loro partenza da Nettleton, ma quell’istinto segreto che porta gli animali a isolarsi quando soffrono era così forte in lei da indurla a provare un senso di sollievo quando Harney era sceso lasciandola proseguire da sola.

La luna piena splendeva su North Dormer, rendendo chiara la foschia che riempiva le conche tra le colline e fluttuava leggera sopra i campi. Charity si soffermò un attimo al cancello a guardare la notte che volgeva al suo termine. Seguì con gli occhi il calesse che si allontanava tirato dal cavallo, la cui testa ciondolava pesantemente avanti e indietro, poi girò attorno alla casa, diretta alla cucina, e si chinò a cercare la chiave sotto lo zerbino. La trovò, aprì la porta ed entrò. La stanza era immersa nel buio; scovata una scatola di fiammiferi, Charity accese una candela e salì al piano di sopra. La camera del signor Royall, che si trovava proprio di fronte alla sua, era aperta e la luce era spenta. Evidentemente non era ancora tornato. Entrò in camera sua, chiuse la porta a chiave, sciolse lentamente il nastro che le cingeva la vita e cominciò a svestirsi. In quell’istante scorse sotto il letto il sacchetto di carta in cui aveva nascosto il cappello nuovo per proteggerlo da eventuali occhi curiosi…

Rimase a lungo sdraiata senza riuscire a prendere sonno, con gli occhi fissi sul soffitto basso illuminato dalla luna; quando si addormentò, il cielo stava già schiarendo e, al momento del risveglio, sentì il sole che le batteva sul viso.

Si vestì e scese in cucina. Verena era da sola; guardò Charity con l’aria tranquilla dei suoi vecchi occhi da sorda. Non c’era traccia del signor Royall e le ore passarono senza che ricomparisse. Charity risalì in camera sua, dove rimase a sedere inquieta, con le mani in grembo. Folate di aria afosa muovevano le tendine di cotone e le mosche ronzavano fastidiosamente, sbattendo contro i vetri bluastri.

All’una Verena si trascinò zoppicando in camera sua per chiederle se scendeva a pranzo, ma Charity scosse il capo in segno di diniego e la vecchia se ne andò dicendo: «Allora te lo metto in caldo».

Proseguendo nel suo cammino, il sole lasciò la stanza e Charity si sedette alla finestra a guardare la strada attraverso le persiane socchiuse. La sua mente, vuota di pensieri, era un gorgo buio dove le immagini mulinavano, susseguendosi l’una all’altra, e mentre guardava la gente sulla strada – la pariglia di Dan Targatt che trasportava un carico di tronchi di pino verso Hepburn, il vecchio cavallo bianco del sacrestano che pascolava a lato della strada –, aveva la sensazione di essere già morta.



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